I corsi di lingua e cultura: tagli
+4
sabrina
cri64
annalaura
Rosanna
8 partecipanti
Pagina 1 di 2
Pagina 1 di 2 • 1, 2
I corsi di lingua e cultura: tagli
Solo un po’ di buon senso
di Graziano Tassello
Monday, 10 November 2008
Non si chiede la luna. Comprendiamo perfettamente la necessità di praticare risparmi e quindi di operare dei tagli. Ma quando i tagli significano buttare a mare le comunità italiane all’estero, privandole dell’unico vero strumento per mantenere un legame reale con la madrepatria, occorre allora, prima che sia troppo tardi, far appello non ai grandi principi, o alle ideologie, o a prese di posizione del passato o al praticare un’opposizione fine a se stessa (anche l’esortazione del Presidente della Repubblica al dialogo non ha prodotto l’effetto sperato), ma al buon senso.
E il buon senso ci porta ad affermare che decurtare drasticamente i fondi ai corsi di lingua e cultura significa far morire le comunità, che si vedono private del modo più naturale di trasmettere alle generazioni successive quei valori di fondo che caratterizzano uno stile ed una scelta di vita tipici. Tutto questo sembra improvvisamente essere divenuto irrilevante a motivo di scelte economiche non più basate su principi etici quali il bene autentico di una comunità, condannata a diventare incapace di futuro, una congerie di cognomi italiani, sempre più storpiati con il passare degli anni, e niente più. Se non dovesse prevalere il buon senso e non si trovasse una soluzione urgente al problema della promozione della lingua e cultura italiana, diventerebbe assolutamente irrilevante, e quindi inutile, organizzare a dicembre un convegno mondiale dei giovani discendenti di italiani. Esso si trasformerebbe in una passerella di bugie e di vuote pretese.
Risparmio per risparmio, è meglio che i soldi stanziati per il convegno rimangano nelle casse dello stato, nella speranza che non siano però utilizzati dalle varie caste, che continuano a dominare imperterrite il paese senza alcuno scrupolo di coscienza. Questo clima di incertezza e di avvilimento che precede il convegno porta all’emersione della solita bagarre per la spartizione di posti in cui il presenzialismo è più importante del messaggio che si intende far giungere.Questo stato di cose rende tedioso continuare a ribadire che l’italiano è lingua di cultura apprezzata nel mondo, come hanno fatto di recente anche il ministro Frattini e il sindaco di Roma, quando sappiamo invece che cosa propone il governo.
Che l’italiano stia diventando una lingua di cultura può arrecare una certa soddisfazione alle persone erudite (a dire il vero la lingua usata alla TV non sembra possa essere classificata come lingua di cultura), ma costituisce uno smacco per chi percepisce l’importanza della trasmissione di una lingua per una comunità considerata fino a poco tempo fa una diaspora con tutte le positività che il termine comporta e che, invece, diaspora non è perché decurtata dei legami culturali e delle radici. Ma allora i governanti abbiano il coraggio di non inviare più lettere accattivanti a potenziali elettori, ma dicano a chiare lettere che all’Italia non interessano gli italiani all’estero. E siano coerenti fino in fondo, eliminando gli Istituti di cultura, la settimana della lingua italiana nel mondo, RAI International, i sussidi alla stampa di emigrazione, i lettorati, e facciano in modo di accelerare la morte degli emigrati anziani indigenti. Non riusciranno ad eliminare le missioni (aveva tentato il fascismo, senza successo), importanti veicoli di trasmissione di lingua italiana. E non potranno eliminare nemmeno la voce di un Papa tedesco che parla italiano. Ci consoleremo con la sua voce!
Il sen. Mantica sembra essersi accorto dei guai in vista. Le dichiarazioni del sottosegretario agli esteri sono dettate, oltre che da una notevole dose di acume politico, da una buona dose di buon senso. Egli sa perfettamente che non può glissare la situazione drammatica che si verrebbe a creare se si operassero i tagli previsti, riguardante non solo i figli di italiani, ma anche quanti hanno intrapreso lo studio dell’italiano. Grazie, infatti, al pionierismo di alcuni enti gestori e alla lungimiranza di alcuni dirigenti scolastici, negli ultimi anni è avvenuta all'interno dei corsi di lingua e cultura una rivoluzione copernicana di cui solo pochi osservatori romani sembrano aver colto la reale portata. Mi riferisco alle Certificazioni linguistiche . Partendo dall'ipotesi che non si insegna la lingua italiana solo ai figli dei connazionali, ma anche a coloro che non la sanno, alcuni enti gestori, preso contatto con le scuole e i licei locali, si sono aperti con successo ad un pubblico non solo italofono. Il risultato è che da alcuni anni (si veda l'esempio del centro d'esame Celi di Basilea) è aumentato il numero degli scolari di lingua madre tedesca che sostengono le prove di certificazione linguistica.Speriamo che i parlamentari, almeno questa volta, si facciano sentire non solo attraverso i comunicati di stampa, ma con una pressione diurna presso i rispettivi partiti, esigendo dai loro leader più coraggio, più determinazione e più lungimiranza. Non si tratta di portare a casa successi, ma di difendere un valore irrinunciabile. Altrimenti suonerà tragicamente vero lo striscione esposto a Berna:“Se la cultura è un costo, provate l’ignoranza”.
da "IL GIORNALE.CH"
di Graziano Tassello
Monday, 10 November 2008
Non si chiede la luna. Comprendiamo perfettamente la necessità di praticare risparmi e quindi di operare dei tagli. Ma quando i tagli significano buttare a mare le comunità italiane all’estero, privandole dell’unico vero strumento per mantenere un legame reale con la madrepatria, occorre allora, prima che sia troppo tardi, far appello non ai grandi principi, o alle ideologie, o a prese di posizione del passato o al praticare un’opposizione fine a se stessa (anche l’esortazione del Presidente della Repubblica al dialogo non ha prodotto l’effetto sperato), ma al buon senso.
E il buon senso ci porta ad affermare che decurtare drasticamente i fondi ai corsi di lingua e cultura significa far morire le comunità, che si vedono private del modo più naturale di trasmettere alle generazioni successive quei valori di fondo che caratterizzano uno stile ed una scelta di vita tipici. Tutto questo sembra improvvisamente essere divenuto irrilevante a motivo di scelte economiche non più basate su principi etici quali il bene autentico di una comunità, condannata a diventare incapace di futuro, una congerie di cognomi italiani, sempre più storpiati con il passare degli anni, e niente più. Se non dovesse prevalere il buon senso e non si trovasse una soluzione urgente al problema della promozione della lingua e cultura italiana, diventerebbe assolutamente irrilevante, e quindi inutile, organizzare a dicembre un convegno mondiale dei giovani discendenti di italiani. Esso si trasformerebbe in una passerella di bugie e di vuote pretese.
Risparmio per risparmio, è meglio che i soldi stanziati per il convegno rimangano nelle casse dello stato, nella speranza che non siano però utilizzati dalle varie caste, che continuano a dominare imperterrite il paese senza alcuno scrupolo di coscienza. Questo clima di incertezza e di avvilimento che precede il convegno porta all’emersione della solita bagarre per la spartizione di posti in cui il presenzialismo è più importante del messaggio che si intende far giungere.Questo stato di cose rende tedioso continuare a ribadire che l’italiano è lingua di cultura apprezzata nel mondo, come hanno fatto di recente anche il ministro Frattini e il sindaco di Roma, quando sappiamo invece che cosa propone il governo.
Che l’italiano stia diventando una lingua di cultura può arrecare una certa soddisfazione alle persone erudite (a dire il vero la lingua usata alla TV non sembra possa essere classificata come lingua di cultura), ma costituisce uno smacco per chi percepisce l’importanza della trasmissione di una lingua per una comunità considerata fino a poco tempo fa una diaspora con tutte le positività che il termine comporta e che, invece, diaspora non è perché decurtata dei legami culturali e delle radici. Ma allora i governanti abbiano il coraggio di non inviare più lettere accattivanti a potenziali elettori, ma dicano a chiare lettere che all’Italia non interessano gli italiani all’estero. E siano coerenti fino in fondo, eliminando gli Istituti di cultura, la settimana della lingua italiana nel mondo, RAI International, i sussidi alla stampa di emigrazione, i lettorati, e facciano in modo di accelerare la morte degli emigrati anziani indigenti. Non riusciranno ad eliminare le missioni (aveva tentato il fascismo, senza successo), importanti veicoli di trasmissione di lingua italiana. E non potranno eliminare nemmeno la voce di un Papa tedesco che parla italiano. Ci consoleremo con la sua voce!
Il sen. Mantica sembra essersi accorto dei guai in vista. Le dichiarazioni del sottosegretario agli esteri sono dettate, oltre che da una notevole dose di acume politico, da una buona dose di buon senso. Egli sa perfettamente che non può glissare la situazione drammatica che si verrebbe a creare se si operassero i tagli previsti, riguardante non solo i figli di italiani, ma anche quanti hanno intrapreso lo studio dell’italiano. Grazie, infatti, al pionierismo di alcuni enti gestori e alla lungimiranza di alcuni dirigenti scolastici, negli ultimi anni è avvenuta all'interno dei corsi di lingua e cultura una rivoluzione copernicana di cui solo pochi osservatori romani sembrano aver colto la reale portata. Mi riferisco alle Certificazioni linguistiche . Partendo dall'ipotesi che non si insegna la lingua italiana solo ai figli dei connazionali, ma anche a coloro che non la sanno, alcuni enti gestori, preso contatto con le scuole e i licei locali, si sono aperti con successo ad un pubblico non solo italofono. Il risultato è che da alcuni anni (si veda l'esempio del centro d'esame Celi di Basilea) è aumentato il numero degli scolari di lingua madre tedesca che sostengono le prove di certificazione linguistica.Speriamo che i parlamentari, almeno questa volta, si facciano sentire non solo attraverso i comunicati di stampa, ma con una pressione diurna presso i rispettivi partiti, esigendo dai loro leader più coraggio, più determinazione e più lungimiranza. Non si tratta di portare a casa successi, ma di difendere un valore irrinunciabile. Altrimenti suonerà tragicamente vero lo striscione esposto a Berna:“Se la cultura è un costo, provate l’ignoranza”.
da "IL GIORNALE.CH"
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
INFORM - N. 217 - 10 novembre 2008
--------------------------------------------------------------------------------
CAMERA DEI DEPUTATI
Dibattito in Aula sulla legge Finanziaria
Franco Narducci (Pd): “Con questa finanziaria il Governo chiude ogni forma di solidarietà verso le comunità italiane all'estero”
L’appello: “Si trovino soluzioni condivise per operare scelte adeguate per costruire il bene comune”
ROMA –“Con questa Finanziaria il Governo chiude ogni forma di solidarietà verso le comunità italiane all'estero, calpestando i loro diritti costituzionali all'istruzione, all'assistenza e alle altre forme di intervento che il Governo Prodi pur impegnato in un grande sforzo di risanamento della finanza pubblica, non aveva assolutamente sottovalutato”. Lo ha dichiarato l'on. Franco Narducci (Pd) intervenendo, oggi in Aula, durante il dibattito sulla Finanziaria.
“Noi decliniamo ogni responsabilità se, di conseguenza, ca. 15 mila scolari italiani in Germania e 16 mila in Svizzera, in una prospettiva di pochi anni, non potranno più usufruire dei corsi di lingua e cultura italiana e di sostegno scolastico” ha proseguito Narducci , eletto nella ripartizione Europa della Circoscrizione Estero e presidente dell’Uniae.
Narducci ha lanciato in Aula “un appello al Governo affinché trovi una soluzione sugli emendamenti che sono stati presentati, se saranno discussi in aula, per spostare risorse senza causare aumenti di spesa e far fronte a questa grave emergenza che il Governo ha determinato e che diventerà distruttiva con i successivi passi della manovra finanziaria approvata in luglio, vale a dire nel 2010 e nel 2011”. “Si distruggerà – ha avvertito Narducci - un legame fondamentale con l'Italia, un legame che per il nostro Paese produce in termini di risorse economiche cose che il Governo probabilmente non ha mai quantificato, basti pensare al turismo di ritorno, basti pensare al sostegno per il nostro sistema di imprese”.
“Il 15 novembre - ha sottolineato Narducci - ci presentiamo al G20 con in dote una finanziaria che opera drastici tagli sul versante della spesa da sostenere per ottemperare gli impegni internazionali del nostro Paese, già assunti da tempo, come quelli per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Ma con questi tagli alla cooperazione allo sviluppo – ha aggiunto il parlamentare - si evidenziano le contraddizioni macroscopiche tra l'aspirazione del Governo a voler essere protagonista in politica estera e il nostro disimpegno, come già rilevato dai rappresentanti di alcune organizzazioni internazionali auditi in seno alla III Commissione affari esteri e comunitari della Camera”.
“Le difficoltà sono incalzanti ma il metodo perseguito dal Governo non sembra porre le giuste basi di partenza” ha ribadito Narducci.“E necessaria una via condivisa e non unilaterale per affrontare la crisi in atto” ha detto sollecitando “un confronto parlamentare vero e un confronto reale con i corpi intermedi della società per stabilire le priorità”. “Si trovino – ha concluso Narducci - soluzioni condivise per operare scelte adeguate per costruire il bene comune”. (Inform)
--------------------------------------------------------------------------------
CAMERA DEI DEPUTATI
Dibattito in Aula sulla legge Finanziaria
Franco Narducci (Pd): “Con questa finanziaria il Governo chiude ogni forma di solidarietà verso le comunità italiane all'estero”
L’appello: “Si trovino soluzioni condivise per operare scelte adeguate per costruire il bene comune”
ROMA –“Con questa Finanziaria il Governo chiude ogni forma di solidarietà verso le comunità italiane all'estero, calpestando i loro diritti costituzionali all'istruzione, all'assistenza e alle altre forme di intervento che il Governo Prodi pur impegnato in un grande sforzo di risanamento della finanza pubblica, non aveva assolutamente sottovalutato”. Lo ha dichiarato l'on. Franco Narducci (Pd) intervenendo, oggi in Aula, durante il dibattito sulla Finanziaria.
“Noi decliniamo ogni responsabilità se, di conseguenza, ca. 15 mila scolari italiani in Germania e 16 mila in Svizzera, in una prospettiva di pochi anni, non potranno più usufruire dei corsi di lingua e cultura italiana e di sostegno scolastico” ha proseguito Narducci , eletto nella ripartizione Europa della Circoscrizione Estero e presidente dell’Uniae.
Narducci ha lanciato in Aula “un appello al Governo affinché trovi una soluzione sugli emendamenti che sono stati presentati, se saranno discussi in aula, per spostare risorse senza causare aumenti di spesa e far fronte a questa grave emergenza che il Governo ha determinato e che diventerà distruttiva con i successivi passi della manovra finanziaria approvata in luglio, vale a dire nel 2010 e nel 2011”. “Si distruggerà – ha avvertito Narducci - un legame fondamentale con l'Italia, un legame che per il nostro Paese produce in termini di risorse economiche cose che il Governo probabilmente non ha mai quantificato, basti pensare al turismo di ritorno, basti pensare al sostegno per il nostro sistema di imprese”.
“Il 15 novembre - ha sottolineato Narducci - ci presentiamo al G20 con in dote una finanziaria che opera drastici tagli sul versante della spesa da sostenere per ottemperare gli impegni internazionali del nostro Paese, già assunti da tempo, come quelli per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Ma con questi tagli alla cooperazione allo sviluppo – ha aggiunto il parlamentare - si evidenziano le contraddizioni macroscopiche tra l'aspirazione del Governo a voler essere protagonista in politica estera e il nostro disimpegno, come già rilevato dai rappresentanti di alcune organizzazioni internazionali auditi in seno alla III Commissione affari esteri e comunitari della Camera”.
“Le difficoltà sono incalzanti ma il metodo perseguito dal Governo non sembra porre le giuste basi di partenza” ha ribadito Narducci.“E necessaria una via condivisa e non unilaterale per affrontare la crisi in atto” ha detto sollecitando “un confronto parlamentare vero e un confronto reale con i corpi intermedi della società per stabilire le priorità”. “Si trovino – ha concluso Narducci - soluzioni condivise per operare scelte adeguate per costruire il bene comune”. (Inform)
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
INFORM - N. 217 - 10 novembre 2008
--------------------------------------------------------------------------------
CGIE
Riunito alla Farnesina il Comitato di Presidenza
Fra i primi punti all’ordine del giorno la relazione del sottosegretario Mantica e l’esame della Finanziaria 2009. Carozza: “Se non ci saranno cambiamenti ci troveremo di fronte alla fine del rapporto che unisce l’Italia alle nostre comunità nel mondo”
ROMA – La riunione del Comitato di Presidenza del Cgie si è aperta oggi con la relazione del Governo e con l’esame dei capitoli di spesa della Finanziaria 2009 per gli italiani all’estero. Per avere notizie su queste prime battute del CdP abbiamo raggiunto telefonicamente il segretario generale Elio Carozza.
Hanno preso il via alla Farnesina i lavori del Comitato di Presidenza del Cgie. Quali indicazioni sono emerse da questa prima sessione lavorativa?
Il Comitato di Presidenza ha in primo luogo ascoltato la relazione del Governo. Per quanto riguarda la finanziaria il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica ci ha comunicato che si sta muovendo per cercare di migliorare una situazione che però, allo stato attuale, appare molto difficile. Noi siamo preoccupati per questi tagli alle risorse per gli italiani nel mondo e per la mancata reazione del ministro degli Esteri. E’ infatti la seconda volta che chiediamo un incontro con il ministro Frattini, ricordandogli che egli è il presidente del Cgie e che il Governo avrebbe dovuto chiedere per legge su questi temi un parere obbligatorio al Cgie, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta. Siamo quindi abbastanza preoccupati per questa mancanza di sensibilità nei confronti delle questioni che riguardano gli italiani all’estero. Da un lato infatti Frattini ripete che la lingua e la cultura italiana sono parte integrante della politica estera, poi nei fatti il Governo taglia circa il 60% proprio di quella voce di spesa. Oggi abbiamo visto come intendono spalmare quei pochi soldi che la finanziaria nella fase attuale mette a disposizione dei nostri connazionali. Alla luce di ciò vi è il concreto rischio che tutto si trasformi in una guerra fra poveri. Siamo convinti di questo anche perché nuovi tagli verranno attuati nel 2010 e nel 2011. Se qualcosa non cambierà ci troveremo in pratica di fronte alla fine del rapporto che unisce l’Italia alle nostre comunità nel mondo.
Anche alla luce della difficile situazione emersa dalla riunione odierna, in quale direzione si muoverà il Comitato di Presidenza nelle prossime ore?
Dobbiamo innanzitutto parlare delle difficoltà economiche degli enti gestori e ci stiamo preparando all’incontro di domani alla Camera dei Deputati con il Comitato permanente sugli Italiani all’estero. Mercoledì 12 novembre avrà invece luogo il dibattito, promosso dalla Presidenza del Cgie, “Italiani all’estero: memoria o futuro”. Un incontro che vedrà la partecipazione di tutti gli attori che lavorano per i nostri connazionali nel mondo”. (Goffredo Morgia- Inform)
--------------------------------------------------------------------------------
CGIE
Riunito alla Farnesina il Comitato di Presidenza
Fra i primi punti all’ordine del giorno la relazione del sottosegretario Mantica e l’esame della Finanziaria 2009. Carozza: “Se non ci saranno cambiamenti ci troveremo di fronte alla fine del rapporto che unisce l’Italia alle nostre comunità nel mondo”
ROMA – La riunione del Comitato di Presidenza del Cgie si è aperta oggi con la relazione del Governo e con l’esame dei capitoli di spesa della Finanziaria 2009 per gli italiani all’estero. Per avere notizie su queste prime battute del CdP abbiamo raggiunto telefonicamente il segretario generale Elio Carozza.
Hanno preso il via alla Farnesina i lavori del Comitato di Presidenza del Cgie. Quali indicazioni sono emerse da questa prima sessione lavorativa?
Il Comitato di Presidenza ha in primo luogo ascoltato la relazione del Governo. Per quanto riguarda la finanziaria il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica ci ha comunicato che si sta muovendo per cercare di migliorare una situazione che però, allo stato attuale, appare molto difficile. Noi siamo preoccupati per questi tagli alle risorse per gli italiani nel mondo e per la mancata reazione del ministro degli Esteri. E’ infatti la seconda volta che chiediamo un incontro con il ministro Frattini, ricordandogli che egli è il presidente del Cgie e che il Governo avrebbe dovuto chiedere per legge su questi temi un parere obbligatorio al Cgie, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta. Siamo quindi abbastanza preoccupati per questa mancanza di sensibilità nei confronti delle questioni che riguardano gli italiani all’estero. Da un lato infatti Frattini ripete che la lingua e la cultura italiana sono parte integrante della politica estera, poi nei fatti il Governo taglia circa il 60% proprio di quella voce di spesa. Oggi abbiamo visto come intendono spalmare quei pochi soldi che la finanziaria nella fase attuale mette a disposizione dei nostri connazionali. Alla luce di ciò vi è il concreto rischio che tutto si trasformi in una guerra fra poveri. Siamo convinti di questo anche perché nuovi tagli verranno attuati nel 2010 e nel 2011. Se qualcosa non cambierà ci troveremo in pratica di fronte alla fine del rapporto che unisce l’Italia alle nostre comunità nel mondo.
Anche alla luce della difficile situazione emersa dalla riunione odierna, in quale direzione si muoverà il Comitato di Presidenza nelle prossime ore?
Dobbiamo innanzitutto parlare delle difficoltà economiche degli enti gestori e ci stiamo preparando all’incontro di domani alla Camera dei Deputati con il Comitato permanente sugli Italiani all’estero. Mercoledì 12 novembre avrà invece luogo il dibattito, promosso dalla Presidenza del Cgie, “Italiani all’estero: memoria o futuro”. Un incontro che vedrà la partecipazione di tutti gli attori che lavorano per i nostri connazionali nel mondo”. (Goffredo Morgia- Inform)
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Intervento alla Camera dei Deputati
Riflessioni sui tagli alla scuola ed agli istituti di cultura
Nel lontano 1889, con la legge Crispi, il governo del Re promuove la diffusione della lingua nazionale mediante l’erogazione di sussidi agli istituti scolastici ivi esistenti e la costituzione di istituti scolastici statali. Gli istituti statali hanno carattere laico e si uniformano su quelli esistenti in patria. È il significato più autentico di un interesse dello Stato sin dagli albori della sua costituzione nazionale unitaria.
Il problema che abbiamo di fronte, alla luce dei drammatici tagli ai finanziamenti dei corsi di lingua e cultura nel mondo, e lo dico nei termini più semplici, è questo: cosa dobbiamo dire a quel giovanetto che vive in uno sperduto villaggio della Baviera o della Sassonia e che all’interno della famiglia si esprime e dialoga con il dialetto delle sue origini o con lo stentato tedesco dei suoi padri.
Ora io vorrei che questo ragazzo possa tra qualche anno raccontare questa storia.
A sei anni sono andato a scuola a Wolsburg e ho imparato il tedesco, nella stessa scuola ho appreso l’italiano e ho contribuito ad insegnarlo agli alunni tedeschi e adesso vorrei scoprire la Calabria, la terra dei miei padri e chissà?, insegnare l’italiano e il tedesco in una scuola di Cosenza. Non c’è dubbio che la realtà di oggi richieda ragazzi e uomini che sappiano più lingue, che conoscano più culture. Per cui, anche se può apparire figlia di una certa utopia, l’espressione, possedere varie culture, varie lingue, essere passati attraverso molteplici esperienze sia pure traumatiche, può diventare un vantaggio per sé, e anche un elemento di progresso per tutta la comunità in cui si vive. L’istruzione, che noi giustamente rivendichiamo come diritto chiedendo il compiuto ripristino dei finanziamenti dello Stato, diventa anche un contributo al progresso generale delle società in cui viviamo, ad una comunicazione più profonda tra gli uomini, a una comprensione da cui nasce lo spirito solidale e convivente.
C’è in quei tagli il sintomo della trascuratezza, la noncuranza e l’oblio frutto di una abissale ignoranza della storia e della ricchezza dell’emigrazione e delle comunità italiane nel mondo.
I rischi ci sono. La lotta diventa più aspra in Italia ed anche per noi in Europa, perché le difficoltà sono reali, finanza prima, economia poi, attraversano una fase persino drammatica, i bilanci sono dissestati e si cercherà di scaricare ancora i costi sulla pelle dei più deboli. Un insigne studioso di italiano a Zurigo ricordava tempo fa che all’inizio del secolo ventesimo fu introdotta la politica della lesina (oggi si direbbe della scure) con un decreto governativo che chiuse 50 delle novantanove scuole italiane all’estero.
Temo che ci avviamo verso una situazione simile e in più campi.
È la scuola in generale e non solo, che viene minacciata, il diritto all’apprendimento, il sogno di una compiuta cittadinanza per cittadini e cittadine della nuova Europa e del mondo.
On. Gianni Farina
Roma, 13 novembre 2008
Riflessioni sui tagli alla scuola ed agli istituti di cultura
Nel lontano 1889, con la legge Crispi, il governo del Re promuove la diffusione della lingua nazionale mediante l’erogazione di sussidi agli istituti scolastici ivi esistenti e la costituzione di istituti scolastici statali. Gli istituti statali hanno carattere laico e si uniformano su quelli esistenti in patria. È il significato più autentico di un interesse dello Stato sin dagli albori della sua costituzione nazionale unitaria.
Il problema che abbiamo di fronte, alla luce dei drammatici tagli ai finanziamenti dei corsi di lingua e cultura nel mondo, e lo dico nei termini più semplici, è questo: cosa dobbiamo dire a quel giovanetto che vive in uno sperduto villaggio della Baviera o della Sassonia e che all’interno della famiglia si esprime e dialoga con il dialetto delle sue origini o con lo stentato tedesco dei suoi padri.
Ora io vorrei che questo ragazzo possa tra qualche anno raccontare questa storia.
A sei anni sono andato a scuola a Wolsburg e ho imparato il tedesco, nella stessa scuola ho appreso l’italiano e ho contribuito ad insegnarlo agli alunni tedeschi e adesso vorrei scoprire la Calabria, la terra dei miei padri e chissà?, insegnare l’italiano e il tedesco in una scuola di Cosenza. Non c’è dubbio che la realtà di oggi richieda ragazzi e uomini che sappiano più lingue, che conoscano più culture. Per cui, anche se può apparire figlia di una certa utopia, l’espressione, possedere varie culture, varie lingue, essere passati attraverso molteplici esperienze sia pure traumatiche, può diventare un vantaggio per sé, e anche un elemento di progresso per tutta la comunità in cui si vive. L’istruzione, che noi giustamente rivendichiamo come diritto chiedendo il compiuto ripristino dei finanziamenti dello Stato, diventa anche un contributo al progresso generale delle società in cui viviamo, ad una comunicazione più profonda tra gli uomini, a una comprensione da cui nasce lo spirito solidale e convivente.
C’è in quei tagli il sintomo della trascuratezza, la noncuranza e l’oblio frutto di una abissale ignoranza della storia e della ricchezza dell’emigrazione e delle comunità italiane nel mondo.
I rischi ci sono. La lotta diventa più aspra in Italia ed anche per noi in Europa, perché le difficoltà sono reali, finanza prima, economia poi, attraversano una fase persino drammatica, i bilanci sono dissestati e si cercherà di scaricare ancora i costi sulla pelle dei più deboli. Un insigne studioso di italiano a Zurigo ricordava tempo fa che all’inizio del secolo ventesimo fu introdotta la politica della lesina (oggi si direbbe della scure) con un decreto governativo che chiuse 50 delle novantanove scuole italiane all’estero.
Temo che ci avviamo verso una situazione simile e in più campi.
È la scuola in generale e non solo, che viene minacciata, il diritto all’apprendimento, il sogno di una compiuta cittadinanza per cittadini e cittadine della nuova Europa e del mondo.
On. Gianni Farina
Roma, 13 novembre 2008
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Come calpestare la legge e interrompere un servizio pubblico
di Carlo Agrati
Monday, 17 November 2008
L'Italia è tradizionalmente un paese con il cuore a sinistra e la mano a destra. A una sinistra portata o avvezza alla litigiosità, suadente e troppo sociologizzata, impregnata di idee, ma priva di coesione e di una riconosciuta reale leadership, si contrappone una destra autoritaria, decisionista, imbonitrice, rozza, vendicativa, ma unita e guidata con mano ferma ed aziendale dal duo Tremonti-Berlusconi: la mente e il braccio. Con tutti i problemi che ci sono in questo momento nel paese dei limoni, alla maggioranza di governo - che si autostima - non viene di certo in mente di occuparsi anche di quei quattro milioni di connazionali che, non avendo avuto la fortuna di chiedere la mano della figlia di sua Emittenza, si trovano a vivere lontano dalle loro terre d'origine. Terre che - nonostante tutto - non hanno ancora smesso di finanziare con le loro rimesse. Dalla sola Germania i risultati degli scambi commerciali, prodotti dalle aziende di origine italiana, ammontano a svariati miliardi di euro. Come segno di riconoscenza, GiulioTremonti, recentemente convertitosi dal neo-liberalismo allo statalismo-filosofico, nella sua smania di far quadrare i conti dello Stato, ha deciso di calpestare anche il Diritto ai figli degli emigrati di assolvere la scuola dell'obbligo, negando loro i fondi necessari per il regolare funzionamento dei corsi di lingua e cultura italiana, senza i quali non è possibile ottenere la licenza media.
Sui banchi del liceo, quando ancora si studiava il latino a memoria, abbiamo imparato che Dura è la legge,ma legge( dura lex sed lex). Presto, parafrasando l'adagio di Luigi XIV" lo Stato sono io", si dovrà tenere a mente soltanto che: La legge sono io.
"[...] La Legge n. 153 del 3 marzo 1971 prevede, fra le varie iniziative scolastiche, di assistenza scolastica e di formazione e perfezionamento professionale da attuare all'estero a favore dei lavoratori italiani e loro congiunti, i corsi integrativi di lingua e cultura generale italiana (articolo 2, lettera b). Detti corsi, frequentati da ragazzi in età scolare che assolvono l'obbligo scolastico medio (oltre che elementare) nei Paesi di accoglimento, hanno il semplice scopo di tener viva e sviluppare la conoscenza della lingua e della cultura italiana e di permettere di ottenere, mediante il possesso di un attestato di frequenza con profitto, l'equipollenza, a tutti gli effetti di legge, dei titoli di studio conseguiti nelle Scuole locali, corrispondenti alla nostra Scuola secondaria di I grado, con quelli italiani[...]".
Le ricorrenti misure di razionalizzazione e risparmio, l'introduzione, dopo il 1993 del sistema misto di gestione(insegnanti di nomina MAE e insegnanti assunti in loco) che, come si legge nell'attuale PIANO PAESE - SVIZZERA, a cura dell'Ambasciata d'Italia in Berna:"[...] risulta il più funzionale a realizzare la completezza dell'offerta formativa agli alunni[...]", la riduzione in quasi tutti i corsi a due ore settimanali di lezione, pareva avessero esaurito ogni possibile margine di manovra tesa al risparmio ma...ci sbagliavamo!
Questa volta i tagli previsti per i corsi di lingua e cultura all'estero, quando la finanziaria 2009 entrerà nella sua fase operativa, coincideranno -paradossalmente - con l'interruzione del servizio pubblico a causa dello Stato stesso.Il disimpegno dello Stato nel settore scolastico, ma in senso lato nell'intervento generale a favore del sistema che disciplina le nostre comunità, rischia nell'immediato di avere delle ricadute negative in termini d’immagine e di crescita economica. Se con la drastica riduzione dell'intervento scolastico l'Italia disattende la normativa europea, con i tagli all'assistenza, alla cultura ed alla rappresentanza democratica dei cittadini all'estero va incontro a omissioni di carattere giuridico e morale.
da www.ilgiornale.ch
di Carlo Agrati
Monday, 17 November 2008
L'Italia è tradizionalmente un paese con il cuore a sinistra e la mano a destra. A una sinistra portata o avvezza alla litigiosità, suadente e troppo sociologizzata, impregnata di idee, ma priva di coesione e di una riconosciuta reale leadership, si contrappone una destra autoritaria, decisionista, imbonitrice, rozza, vendicativa, ma unita e guidata con mano ferma ed aziendale dal duo Tremonti-Berlusconi: la mente e il braccio. Con tutti i problemi che ci sono in questo momento nel paese dei limoni, alla maggioranza di governo - che si autostima - non viene di certo in mente di occuparsi anche di quei quattro milioni di connazionali che, non avendo avuto la fortuna di chiedere la mano della figlia di sua Emittenza, si trovano a vivere lontano dalle loro terre d'origine. Terre che - nonostante tutto - non hanno ancora smesso di finanziare con le loro rimesse. Dalla sola Germania i risultati degli scambi commerciali, prodotti dalle aziende di origine italiana, ammontano a svariati miliardi di euro. Come segno di riconoscenza, GiulioTremonti, recentemente convertitosi dal neo-liberalismo allo statalismo-filosofico, nella sua smania di far quadrare i conti dello Stato, ha deciso di calpestare anche il Diritto ai figli degli emigrati di assolvere la scuola dell'obbligo, negando loro i fondi necessari per il regolare funzionamento dei corsi di lingua e cultura italiana, senza i quali non è possibile ottenere la licenza media.
Sui banchi del liceo, quando ancora si studiava il latino a memoria, abbiamo imparato che Dura è la legge,ma legge( dura lex sed lex). Presto, parafrasando l'adagio di Luigi XIV" lo Stato sono io", si dovrà tenere a mente soltanto che: La legge sono io.
"[...] La Legge n. 153 del 3 marzo 1971 prevede, fra le varie iniziative scolastiche, di assistenza scolastica e di formazione e perfezionamento professionale da attuare all'estero a favore dei lavoratori italiani e loro congiunti, i corsi integrativi di lingua e cultura generale italiana (articolo 2, lettera b). Detti corsi, frequentati da ragazzi in età scolare che assolvono l'obbligo scolastico medio (oltre che elementare) nei Paesi di accoglimento, hanno il semplice scopo di tener viva e sviluppare la conoscenza della lingua e della cultura italiana e di permettere di ottenere, mediante il possesso di un attestato di frequenza con profitto, l'equipollenza, a tutti gli effetti di legge, dei titoli di studio conseguiti nelle Scuole locali, corrispondenti alla nostra Scuola secondaria di I grado, con quelli italiani[...]".
Le ricorrenti misure di razionalizzazione e risparmio, l'introduzione, dopo il 1993 del sistema misto di gestione(insegnanti di nomina MAE e insegnanti assunti in loco) che, come si legge nell'attuale PIANO PAESE - SVIZZERA, a cura dell'Ambasciata d'Italia in Berna:"[...] risulta il più funzionale a realizzare la completezza dell'offerta formativa agli alunni[...]", la riduzione in quasi tutti i corsi a due ore settimanali di lezione, pareva avessero esaurito ogni possibile margine di manovra tesa al risparmio ma...ci sbagliavamo!
Questa volta i tagli previsti per i corsi di lingua e cultura all'estero, quando la finanziaria 2009 entrerà nella sua fase operativa, coincideranno -paradossalmente - con l'interruzione del servizio pubblico a causa dello Stato stesso.Il disimpegno dello Stato nel settore scolastico, ma in senso lato nell'intervento generale a favore del sistema che disciplina le nostre comunità, rischia nell'immediato di avere delle ricadute negative in termini d’immagine e di crescita economica. Se con la drastica riduzione dell'intervento scolastico l'Italia disattende la normativa europea, con i tagli all'assistenza, alla cultura ed alla rappresentanza democratica dei cittadini all'estero va incontro a omissioni di carattere giuridico e morale.
da www.ilgiornale.ch
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Appassionata partecipazione politica
in Parlamento e tra gli emigrati
Una settimana di appassionato dibattito in Parlamento a difesa dei diritti degli emigrati e, a seguire, gli incontri con i nostri cittadini in Svizzera. La serata di venerdì 14 novembre a Dietikon all’incontro con gli anziani costruttori dei partiti della sinistra nella terra degli elvezi. Uomini e donne che hanno vissuto la resistenza e l’emigrazione. Memorie viventi della memoria e della storia nostra.
E quanta passione, ancora. Volontà, impegno passione partecipativa alla costruzione del Pd, la nuova grande forza dell’emigrazione italiana.
Sabato 15 all’università di Basilea, per presenziare alla consegna degli attestati di certificazione linguistica a poco meno di 400 alunni dei Corsi di Lingua e Cultura Italiana e dei Licei svizzeri.
L’incontro con anziani e studenti
L’aula magna stracolma di ragazze e ragazzi, docenti, genitori, autorità convenute alla giornata della cultura italiana in terra elvetica. Negli occhi dei giovani, l’orgoglio di avercela fatta, di aver aggiunto un altro tassello al loro multiculturale sapere.
Sono generalmente doppi cittadini, svizzeri e italiani allo stesso tempo, da oggi e per il futuro, cittadini dell’Europa moderna e solidale. Avremmo voluto che alla manifestazione avessero presenziato i ministri Gelmini e Tremonti.
Un’utile esperienza per non commettere ulteriori e tragici errori. Al pomeriggio, l’incontro a Zurigo, alla Paradeplatz, regno del terremotato impero bancario svizzero, con i cinquemila lavoratori provenienti da ogni parte della Confederazione, per gridare forte il loro sdegno, difendere i loro risparmi erosi da dissennate politiche finanziarie, riaffermare il diritto alla lavoro, ad una pensione decorosa.
Vi è da lavorare assieme e in tutti i campi
La crisi economica e sociale che investe tanta parte del mondo e segnatamente i paesi di emigrazione italiana, imporrebbe di lavorare all’altezza delle nuove esigenze di confronto e di cooperazione tra società, popoli e istituzioni diverse, ricercando il difficile terreno dello scambio paritario, non solo per gli aspetti economici ma anche per quelli culturali e scientifici. La questione della scuola e della cultura degli emigrati è componente essenziale di questa strategia che richiede, naturalmente, un’articolazione adeguata alle singole realtà. In questo quadro, va ribadita la validità di politiche per l’integrazione come asse portante delle linee di intervento a livello sovrannazionale, nazionale e locale. È oramai chiaro che l’integrazione è intesa come un corretto e proficuo scambio tra realtà sociali e culture diverse senza pratiche di dominio e di imposizioni come purtroppo ancora oggi avviene.
L’italiano nell’integrazione interculturale
Per realizzare l’obiettivo dell’integrazione interculturale è perciò indispensabile perseguire con tenacia il confronto positivo con le istituzioni, le forze sociali, gli operatori dei paesi di emigrazione. Il riconoscimento a pieno titolo della lingua e della cultura italiana all’interno delle strutture scolastiche nei vari paesi, è condizione essenziale per completare processi di formazione integrata e superare più o meno residuali condizioni di emarginazione. Non può quindi essere sottaciuto né giustificato l’attuale disimpegno del governo che non ha portato innanzi il confronto, non ha assolto all’indispensabile ruolo di intervento per garantire il diritto alla formazione, alla cultura, a servizi efficienti, a organismi elettivi all’altezza di un paese civile e moderno. Insistiamo: occorre invertire la tendenza.
La miopia politica del governo
Il nostro è un grido disperato e cosciente che va raccolto. Tutte le possibilità vanno attentamente valutate. Ove reperire fondi aggiuntivi per il 2009- 2011 anche attraverso strumenti eccezionali già utilizzati in particolari e gravi situazioni. Per sanare una situazione frutto di una finanziaria allestita con la noncuranza del ragioniere cieco che taglia ove gli anelli sono più deboli, il grido di dolore meno forte, la riconoscenza (parlo dell’assistenza diretta agli indigenti italiani in America latina) non indispensabile perché troppo lontana. Miopia. Miopia. E ancora miopia. Dalla crisi si esce razionalizzando e tagliando i rami secchi. E si investe sulle potenzialità; che sono grandi, di milioni di nostri giovani connazionali all’estero di cui, Basilea, ne è un esempio.
Una risorsa, se non la si disperde, per l’oggi e per il domani.
On. Gianni Farina
19 novembre 2008
in Parlamento e tra gli emigrati
Una settimana di appassionato dibattito in Parlamento a difesa dei diritti degli emigrati e, a seguire, gli incontri con i nostri cittadini in Svizzera. La serata di venerdì 14 novembre a Dietikon all’incontro con gli anziani costruttori dei partiti della sinistra nella terra degli elvezi. Uomini e donne che hanno vissuto la resistenza e l’emigrazione. Memorie viventi della memoria e della storia nostra.
E quanta passione, ancora. Volontà, impegno passione partecipativa alla costruzione del Pd, la nuova grande forza dell’emigrazione italiana.
Sabato 15 all’università di Basilea, per presenziare alla consegna degli attestati di certificazione linguistica a poco meno di 400 alunni dei Corsi di Lingua e Cultura Italiana e dei Licei svizzeri.
L’incontro con anziani e studenti
L’aula magna stracolma di ragazze e ragazzi, docenti, genitori, autorità convenute alla giornata della cultura italiana in terra elvetica. Negli occhi dei giovani, l’orgoglio di avercela fatta, di aver aggiunto un altro tassello al loro multiculturale sapere.
Sono generalmente doppi cittadini, svizzeri e italiani allo stesso tempo, da oggi e per il futuro, cittadini dell’Europa moderna e solidale. Avremmo voluto che alla manifestazione avessero presenziato i ministri Gelmini e Tremonti.
Un’utile esperienza per non commettere ulteriori e tragici errori. Al pomeriggio, l’incontro a Zurigo, alla Paradeplatz, regno del terremotato impero bancario svizzero, con i cinquemila lavoratori provenienti da ogni parte della Confederazione, per gridare forte il loro sdegno, difendere i loro risparmi erosi da dissennate politiche finanziarie, riaffermare il diritto alla lavoro, ad una pensione decorosa.
Vi è da lavorare assieme e in tutti i campi
La crisi economica e sociale che investe tanta parte del mondo e segnatamente i paesi di emigrazione italiana, imporrebbe di lavorare all’altezza delle nuove esigenze di confronto e di cooperazione tra società, popoli e istituzioni diverse, ricercando il difficile terreno dello scambio paritario, non solo per gli aspetti economici ma anche per quelli culturali e scientifici. La questione della scuola e della cultura degli emigrati è componente essenziale di questa strategia che richiede, naturalmente, un’articolazione adeguata alle singole realtà. In questo quadro, va ribadita la validità di politiche per l’integrazione come asse portante delle linee di intervento a livello sovrannazionale, nazionale e locale. È oramai chiaro che l’integrazione è intesa come un corretto e proficuo scambio tra realtà sociali e culture diverse senza pratiche di dominio e di imposizioni come purtroppo ancora oggi avviene.
L’italiano nell’integrazione interculturale
Per realizzare l’obiettivo dell’integrazione interculturale è perciò indispensabile perseguire con tenacia il confronto positivo con le istituzioni, le forze sociali, gli operatori dei paesi di emigrazione. Il riconoscimento a pieno titolo della lingua e della cultura italiana all’interno delle strutture scolastiche nei vari paesi, è condizione essenziale per completare processi di formazione integrata e superare più o meno residuali condizioni di emarginazione. Non può quindi essere sottaciuto né giustificato l’attuale disimpegno del governo che non ha portato innanzi il confronto, non ha assolto all’indispensabile ruolo di intervento per garantire il diritto alla formazione, alla cultura, a servizi efficienti, a organismi elettivi all’altezza di un paese civile e moderno. Insistiamo: occorre invertire la tendenza.
La miopia politica del governo
Il nostro è un grido disperato e cosciente che va raccolto. Tutte le possibilità vanno attentamente valutate. Ove reperire fondi aggiuntivi per il 2009- 2011 anche attraverso strumenti eccezionali già utilizzati in particolari e gravi situazioni. Per sanare una situazione frutto di una finanziaria allestita con la noncuranza del ragioniere cieco che taglia ove gli anelli sono più deboli, il grido di dolore meno forte, la riconoscenza (parlo dell’assistenza diretta agli indigenti italiani in America latina) non indispensabile perché troppo lontana. Miopia. Miopia. E ancora miopia. Dalla crisi si esce razionalizzando e tagliando i rami secchi. E si investe sulle potenzialità; che sono grandi, di milioni di nostri giovani connazionali all’estero di cui, Basilea, ne è un esempio.
Una risorsa, se non la si disperde, per l’oggi e per il domani.
On. Gianni Farina
19 novembre 2008
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Sono sinceramente addolorata per voi, ragazze, firmare una lettera di licenziamento deve essere terribile !!!!!
Tutta la mia solidarietà in questo momento così duro...vi abbraccio
Tutta la mia solidarietà in questo momento così duro...vi abbraccio
cri64- Numero di messaggi : 90
Località : Como
Data d'iscrizione : 25.04.08
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
assurdo!!!! che tristezza, ragazze...mi stringo anch'io a voi in questi momenti tristi...
un forte abbraccio
un forte abbraccio
Anch'io sono con voi
Tutto il mio affetto e la mia solidarietà in un momento così triste. Però sono convinta che i genitori non si lasceranno scappare l'opportunità di mantenere salde le proprie radici. Scommettiamo? Se sono ancora italiani "dentro" andrà così, ve lo garantisco. baci.
gemma- Numero di messaggi : 18
Età : 66
Località : caserta
Data d'iscrizione : 19.08.08
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Solidale con tutto il cuore!!!!!!tenete duro, carissime!Un bacio, Eva
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Grazie mille per la vostra solidarietà. In un momento come questo ne abbiamo davvero bisogno. Stiamo facendo di tutto per salvare il salvabile. Speriamo di riuscirci. Per ora abbiamo in programma una manifestazione sabato prossimo, 29 novembre, per protestare contro i tagli e contro l'assurdità di non voler più finanziare i corsi di lingua e culura all'estero. Questa manifestazione avrà luogo in contemporanea davanti a molti consolati italiani della Svizzera. Spero che ci sia un buon numero di manifestanti. Purtroppo il governo sta tagliando lì dove non avrebbe dovuto, ma continua a fare il sordo dimenticando che in questo modo si impedisce di trasmettere il nostro patrimonio culturale e la nostra amata lingua ai nostri figli. Tutti questi anni di duro lavoro andranno in fumo e noi resteremo con un pugno di sabbia in mano. È strano ci si sente stranieri in Svizzera ma ci si sente anche rifiutati dall'Italia. Scusate questo mio sfogo ma non è per il mio lavoro e per il licenziamento che abbiamo ricevuto che parlo in questo modo, ma per i nostri figli che un domani si ritroveranno a non conoscere più la nostra bellissima cultura e a non parlare più la lingua più bella del mondo.
Un abbraccio a tutti con affetto
Rosanna
Un abbraccio a tutti con affetto
Rosanna
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Andate in massa sotto i Consolati e portatevi un ramo di agrifoglio : nel linguaggio dei fiori significa Forza e Resistenza !!!!!
cri64- Numero di messaggi : 90
Località : Como
Data d'iscrizione : 25.04.08
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Grazie ragazze! Grazie a tutte voi!
Dopo 16 anni di lavoro continuo con i bambini e di impegno costante, al momento di firmare mi tremavano le ginocchia...non vi so descrivere quel momento!
Anche se eravamo già avvertite e ce lo aspettavamo, inconsciamente ci aggrappavamo ad una rete di esili speranze...inutilmente.
Non è tanto la perdita del lavoro; è invece tutto quello che si è costruito negli anni con le famiglie, con gli alunni, con le istituzioni scolastiche svizzere che ci demoralizza. Vediamo il tutto crollare davanti ai nostri occhi e non possiamo far niente se non...aspettare un miracolo. Ed ecco comparire ancora una lieve speranza che nei momenti difficili non mi abbandona mai. Non voglio credere ancora che tutto debba finire così; è troppo triste!
Come dice Rosanna, ci sentiamo abbandonati!
Mi sembra di essere figlia di una madre che, all'improvviso decide di non volerne sapere più di me e non mi riconosce più sangue del suo sangue... Ma quale madre può avere questo coraggio?
Dopo 16 anni di lavoro continuo con i bambini e di impegno costante, al momento di firmare mi tremavano le ginocchia...non vi so descrivere quel momento!
Anche se eravamo già avvertite e ce lo aspettavamo, inconsciamente ci aggrappavamo ad una rete di esili speranze...inutilmente.
Non è tanto la perdita del lavoro; è invece tutto quello che si è costruito negli anni con le famiglie, con gli alunni, con le istituzioni scolastiche svizzere che ci demoralizza. Vediamo il tutto crollare davanti ai nostri occhi e non possiamo far niente se non...aspettare un miracolo. Ed ecco comparire ancora una lieve speranza che nei momenti difficili non mi abbandona mai. Non voglio credere ancora che tutto debba finire così; è troppo triste!
Come dice Rosanna, ci sentiamo abbandonati!
Mi sembra di essere figlia di una madre che, all'improvviso decide di non volerne sapere più di me e non mi riconosce più sangue del suo sangue... Ma quale madre può avere questo coraggio?
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Annalaura, solo oggi ho saputo di questo "misfatto", anche se, a dire il vero, avevo intravisto un articolo sul sito dell'Istruzione della regione Lombardia.
e' sconcertante quelo che sta succedendo a te e a tanti nelle tue condizioni. Oltre alle persone politiche o partiti stessi, avete provato ad interpellare i sindacati della vostra zona o anche quelli italiano più vicino al confine (ad esempio Como)?
ultimamamente, pur essendo RSU, sono abbastanza " in rotta" col mio sindacato, o meglio coi rappresentanti provinciali che parlano, ma a dire il vero danno poi ragione ai "nostri padroni" cioè ai dirigenti!! se ti potesse servire posso passarti i numeri interni per parlare direttamente con qualcuno di loro.
Avete pensato a una petizione firmata?
(magari tutto questo lo avete già fatto, ma sono i primi provvedimenti che mi sono venuti in mente appena saputo dell'accaduto)
e' sconcertante quelo che sta succedendo a te e a tanti nelle tue condizioni. Oltre alle persone politiche o partiti stessi, avete provato ad interpellare i sindacati della vostra zona o anche quelli italiano più vicino al confine (ad esempio Como)?
ultimamamente, pur essendo RSU, sono abbastanza " in rotta" col mio sindacato, o meglio coi rappresentanti provinciali che parlano, ma a dire il vero danno poi ragione ai "nostri padroni" cioè ai dirigenti!! se ti potesse servire posso passarti i numeri interni per parlare direttamente con qualcuno di loro.
Avete pensato a una petizione firmata?
(magari tutto questo lo avete già fatto, ma sono i primi provvedimenti che mi sono venuti in mente appena saputo dell'accaduto)
nenene- Numero di messaggi : 1
Località : COMO
Data d'iscrizione : 22.09.08
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Cara Nenene,
la situazione non è affatto semplice. Noi dipendiamo dagli Affari Esteri e non dall'Istruzione. Tutto questo complica ancora di più le cose. La petizione da far firmare sta già circolando da due settimane e di firme se ne raccoglieranno sicuramente molte, bisogna poi vedere se le faranno valere o le cestineranno. I sindacati italiani non ci sostengono perchè per loro siamo un intralcio ai colleghi ministeriali. Abbiamo però interpellato il sindacato svizzero, il VPOD, che ha incominciato la sua propaganda a nostra difesa. Devo dire però che il sindacato in Svizzera non è così forte come quello italiano. Staremo comunque a vedere. Per il momento siamo stati tutti licenziati e nesuno sa cosa succederà, sembra di stare "in balia delle onde".
Abbracci
Rosanna
la situazione non è affatto semplice. Noi dipendiamo dagli Affari Esteri e non dall'Istruzione. Tutto questo complica ancora di più le cose. La petizione da far firmare sta già circolando da due settimane e di firme se ne raccoglieranno sicuramente molte, bisogna poi vedere se le faranno valere o le cestineranno. I sindacati italiani non ci sostengono perchè per loro siamo un intralcio ai colleghi ministeriali. Abbiamo però interpellato il sindacato svizzero, il VPOD, che ha incominciato la sua propaganda a nostra difesa. Devo dire però che il sindacato in Svizzera non è così forte come quello italiano. Staremo comunque a vedere. Per il momento siamo stati tutti licenziati e nesuno sa cosa succederà, sembra di stare "in balia delle onde".
Abbracci
Rosanna
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Senza parole!Vi sosterremo a distanza, per quel che conta! Ma di assurdità ne stanno accadendo tante, in questo periodo...Un bacio, Eva
Vedete un pò
Rosanna, AnnaLaura, il mio modesto contributo alla diffusione della petizione. Datele uno sguardo e ditemi se va bene come l'ho impostato. Baci a tutte e lottate anche per noi.
http://www.maestragemma.com/link%20didattici.htm
http://www.maestragemma.com/link%20didattici.htm
gemma- Numero di messaggi : 18
Età : 66
Località : caserta
Data d'iscrizione : 19.08.08
Ancora un link
Volevo dirti che ho aggiunto il link anche all'home.
http://www.maestragemma.com/index.htm
E lo segnalerò alle amiche e colleghe del Forumlive.
Tenete duro.
http://www.maestragemma.com/index.htm
E lo segnalerò alle amiche e colleghe del Forumlive.
Tenete duro.
gemma- Numero di messaggi : 18
Età : 66
Località : caserta
Data d'iscrizione : 19.08.08
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
LA LINGUA SCARICATA!
Sire, Sire... guardate quei reietti che strisciano
contro le pareti della città; Sire, Sire... la marmaglia!
Il Senato italiano si accinge a rispondere all’aut-aut impostogli dalla mozione del Sen. Claudio Micheloni (Pd) che, in poche parole, potrebbe essere così riassunta: gli italiani nel mondo sono o non sono una risorsa per il Paese?
I cittadini italiani residenti in Svizzera hanno già risposto con un sì corale il 30 ottobre sotto le finestre della Casa d’Italia a Berna, durante la visita del Sottosegretario Mantica. Quel giorno le finestre sono rimaste chiuse e i cori di protesta si sono dispersi nell’aria svogliata della città.
A nulla sono valsi gli appelli alla ragione e i fiumi d’inchiostro versati sulla carta. Il Governo italiano indifferente e non curante non ha voluto né sentirli né vederli.
Le nuove barriere protezionistiche che si ergono a difesa dei confini della penisola italica hanno reso la muraglia invalicabile. Chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori!
Ogni trasformazione storica trascina con sé le sue vittime sacrificali. Questa volta tocca agli italiani nel mondo. Nel giro di tre anni, vale a dire al termine della manovra finanziaria 2009-2011, essi saranno considerati un corpus estraneo.
Da quando la fantasia è andata al potere mettendo in scena la finanza creativa tutto dev'essere inquadrato in una nuova ottica. I tanto osteggiati tagli previsti per gli italiani nel mondo saranno finalmente il banco di prova per testare se siamo veramente un popolo creativo. In barba alla deregulation e al liberismo professato dal custode dello scrigno nazionale.
Come ci ha ricordato Mantica: "i tagli saranno l'occasione per dare il via alla ristrutturazione dei corsi di lingua e cultura". Detto altrimenti: meno soldi più creatività!
Agli indigenti in Argentina diremo: mangiatevi la fantasia e crepate sognando.
Agli alunni dei corsi di lingua e cultura italiana diremo: se volete la licenza elementare e media chiedete al Governo che organizzi dei pullman per l'Italia. E se le famiglie insisteranno con il solito ritornello dello Stato di diritto: "ma è un nostro diritto, l'hanno anche scritto nella Costituzione!" in quel caso diremo candidamente che:
A. Non ci sono più diritti per gli ex italiani nel mondo!
B. Integratevi! Insegnate ai vostri figli il cirillico, il tedesco, l'aramaico.... non l'italiano!
C. Arrangiatevi!
Per coloro che non intendono piegarsi così facilmente ai diktat imposti dalla nuova ideologia statal-protezionistica non resta che scendere in piazza a dimostrare il proprio coraggio civile di fronte ai consolati di Basilea, Berna, Ginevra, Losanna, Neuchatel, San Gallo e Zurigo, sabato 29.11.
AVVERTENZA
LA POLIZIA SVIZZERA, CHE NON HA ANCORA RICEVUTO DISPOSIZIONI DA QUALCHE SUO EX PRESIDENTE SU COME COMPORTARSI CON I MANIFESTANTI, È PREGATA DI PRENDERE CONTATTI CON IL NOSTRO BUON COSSIGA, SEMPRE PRODIGO DI SENILI CONSIGLI AL DI LÀ DEL BENE E DEL MALE.
Comitato studenti universitari di madrelingua italiana di Basilea.
Sire, Sire... guardate quei reietti che strisciano
contro le pareti della città; Sire, Sire... la marmaglia!
Il Senato italiano si accinge a rispondere all’aut-aut impostogli dalla mozione del Sen. Claudio Micheloni (Pd) che, in poche parole, potrebbe essere così riassunta: gli italiani nel mondo sono o non sono una risorsa per il Paese?
I cittadini italiani residenti in Svizzera hanno già risposto con un sì corale il 30 ottobre sotto le finestre della Casa d’Italia a Berna, durante la visita del Sottosegretario Mantica. Quel giorno le finestre sono rimaste chiuse e i cori di protesta si sono dispersi nell’aria svogliata della città.
A nulla sono valsi gli appelli alla ragione e i fiumi d’inchiostro versati sulla carta. Il Governo italiano indifferente e non curante non ha voluto né sentirli né vederli.
Le nuove barriere protezionistiche che si ergono a difesa dei confini della penisola italica hanno reso la muraglia invalicabile. Chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori!
Ogni trasformazione storica trascina con sé le sue vittime sacrificali. Questa volta tocca agli italiani nel mondo. Nel giro di tre anni, vale a dire al termine della manovra finanziaria 2009-2011, essi saranno considerati un corpus estraneo.
Da quando la fantasia è andata al potere mettendo in scena la finanza creativa tutto dev'essere inquadrato in una nuova ottica. I tanto osteggiati tagli previsti per gli italiani nel mondo saranno finalmente il banco di prova per testare se siamo veramente un popolo creativo. In barba alla deregulation e al liberismo professato dal custode dello scrigno nazionale.
Come ci ha ricordato Mantica: "i tagli saranno l'occasione per dare il via alla ristrutturazione dei corsi di lingua e cultura". Detto altrimenti: meno soldi più creatività!
Agli indigenti in Argentina diremo: mangiatevi la fantasia e crepate sognando.
Agli alunni dei corsi di lingua e cultura italiana diremo: se volete la licenza elementare e media chiedete al Governo che organizzi dei pullman per l'Italia. E se le famiglie insisteranno con il solito ritornello dello Stato di diritto: "ma è un nostro diritto, l'hanno anche scritto nella Costituzione!" in quel caso diremo candidamente che:
A. Non ci sono più diritti per gli ex italiani nel mondo!
B. Integratevi! Insegnate ai vostri figli il cirillico, il tedesco, l'aramaico.... non l'italiano!
C. Arrangiatevi!
Per coloro che non intendono piegarsi così facilmente ai diktat imposti dalla nuova ideologia statal-protezionistica non resta che scendere in piazza a dimostrare il proprio coraggio civile di fronte ai consolati di Basilea, Berna, Ginevra, Losanna, Neuchatel, San Gallo e Zurigo, sabato 29.11.
AVVERTENZA
LA POLIZIA SVIZZERA, CHE NON HA ANCORA RICEVUTO DISPOSIZIONI DA QUALCHE SUO EX PRESIDENTE SU COME COMPORTARSI CON I MANIFESTANTI, È PREGATA DI PRENDERE CONTATTI CON IL NOSTRO BUON COSSIGA, SEMPRE PRODIGO DI SENILI CONSIGLI AL DI LÀ DEL BENE E DEL MALE.
Comitato studenti universitari di madrelingua italiana di Basilea.
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
SENATO
Mozione sulle politiche per gli Italiani nel mondo
Claudio Micheloni (Pd) chiede che il dibattito sulla mozione avvenga prima della Conferenza dei Giovani Italiani nel mondo
ROMA – Manifestazioni di protesta degli italiani all’estero contro i tagli in Finanziaria, richiesta di dibattito sulle politiche per i connazionali nel mondo prima della Conferenza dei giovani italiani nel mondo, perché ad essi il Paese “deve dare delle risposte”. Il senatore del Pd Claudio Micheloni ha preso oggi la parola in Aula del Senato per informare i colleghi e “rivolgere una sollecitazione al Governo”.
Il senatore eletto nella Circoscrizione estero ha fatto presente che per questa fine settimana varie organizzazioni di italiani residenti in Svizzera hanno organizzato una serie di manifestazioni e anche alcune occupazioni simboliche dei consolati di Losanna, San Gallo, Basilea e Zurigo (v. http://www.mclink.it/com/inform/art/08n22824.htm.) e che nelle prossime settimane si svolgeranno altre iniziative in altri Paesi.
“La motivazione è semplice - ha detto Micheloni in Aula - La finanziaria approvata alla Camera prevede un taglio di oltre il 50 per cento dei capitoli per le comunità di italiani all'estero. In modo particolare, ciò porterà alla chiusura dei corsi di lingua e cultura italiane, oggi seguiti da più di 600.000 ragazzi”. Inoltre il 7 dicembre si aprirà a Roma la prima Conferenza dei giovani italiani nel mondo. E “a questi giovani –ha sottolineato l’esponente Pd - bisognerà che il Paese dia risposte se vuole costruire con loro un futuro nell'interesse dell'Italia”.
Micheloni ha anche ricordato di avere depositato “una mozione con 105 firme” ,la 1-00066 ( per il testo v. Inform n. 226 del 21 novembre, http://www.mclink.it/com/inform/art/08n22602.htm, ndr), chiedendo all’Aula del Senato “un dibattito sulle politiche per gli italiani all'estero”. “E’ importante – a giudizio di Micheloni - che questo dibattito avvenga prima della Conferenza dei giovani italiani nel mondo, prima cioè del 7 dicembre”.
“La sollecitazione era indirizzata al Governo, che è assente” ha fatto osservare il senatore dell’opposizione. Che preso atto di tale assenza ha chiesto alla Presidenza di farsi “tramite di questa mia preoccupazione”. “Chiederei al Governo – ha detto Micheloni - di informare e di intervenire sui responsabili degli uffici consolari in tutto il mondo, affinché abbiano nei rapporti con gli organizzatori di queste manifestazioni uno spirito di collaborazione e di massima civiltà, quella civiltà che contraddistingue tutte le comunità di italiani all'estero”. (Inform)
INFORM - N. 231- 28 novembre 2008
Mozione sulle politiche per gli Italiani nel mondo
Claudio Micheloni (Pd) chiede che il dibattito sulla mozione avvenga prima della Conferenza dei Giovani Italiani nel mondo
ROMA – Manifestazioni di protesta degli italiani all’estero contro i tagli in Finanziaria, richiesta di dibattito sulle politiche per i connazionali nel mondo prima della Conferenza dei giovani italiani nel mondo, perché ad essi il Paese “deve dare delle risposte”. Il senatore del Pd Claudio Micheloni ha preso oggi la parola in Aula del Senato per informare i colleghi e “rivolgere una sollecitazione al Governo”.
Il senatore eletto nella Circoscrizione estero ha fatto presente che per questa fine settimana varie organizzazioni di italiani residenti in Svizzera hanno organizzato una serie di manifestazioni e anche alcune occupazioni simboliche dei consolati di Losanna, San Gallo, Basilea e Zurigo (v. http://www.mclink.it/com/inform/art/08n22824.htm.) e che nelle prossime settimane si svolgeranno altre iniziative in altri Paesi.
“La motivazione è semplice - ha detto Micheloni in Aula - La finanziaria approvata alla Camera prevede un taglio di oltre il 50 per cento dei capitoli per le comunità di italiani all'estero. In modo particolare, ciò porterà alla chiusura dei corsi di lingua e cultura italiane, oggi seguiti da più di 600.000 ragazzi”. Inoltre il 7 dicembre si aprirà a Roma la prima Conferenza dei giovani italiani nel mondo. E “a questi giovani –ha sottolineato l’esponente Pd - bisognerà che il Paese dia risposte se vuole costruire con loro un futuro nell'interesse dell'Italia”.
Micheloni ha anche ricordato di avere depositato “una mozione con 105 firme” ,la 1-00066 ( per il testo v. Inform n. 226 del 21 novembre, http://www.mclink.it/com/inform/art/08n22602.htm, ndr), chiedendo all’Aula del Senato “un dibattito sulle politiche per gli italiani all'estero”. “E’ importante – a giudizio di Micheloni - che questo dibattito avvenga prima della Conferenza dei giovani italiani nel mondo, prima cioè del 7 dicembre”.
“La sollecitazione era indirizzata al Governo, che è assente” ha fatto osservare il senatore dell’opposizione. Che preso atto di tale assenza ha chiesto alla Presidenza di farsi “tramite di questa mia preoccupazione”. “Chiederei al Governo – ha detto Micheloni - di informare e di intervenire sui responsabili degli uffici consolari in tutto il mondo, affinché abbiano nei rapporti con gli organizzatori di queste manifestazioni uno spirito di collaborazione e di massima civiltà, quella civiltà che contraddistingue tutte le comunità di italiani all'estero”. (Inform)
INFORM - N. 231- 28 novembre 2008
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
IL MAIE CONTRO I TAGLI IN FINANZIARIA
Presentati dal MAIE, in Commissione Bilancio del Senato, una ventina di emendamenti al testo della legge finanziaria che nascono dalla precisa volontà di lottare fino all’ultimo per difendere il diritto della collettività italiana all’estero.
La sen. Mirella Giai, che è la prima firmataria degli emendamenti presentati, che hanno avuto l’appoggio oltre che del sen. D’Alia, presidente del Gruppo Autonomie del Senato, dei colleghi dell’UDC, SVP e altri, ha commentato così l’iniziativa: “ Il Movimento Associativo Italiani all’Estero non lascerà nulla di intentato per difendere i diritti degli italiani all’estero. Ecco perché abbiamo voluto presentare questi emendamenti sperando che il Governo voglia riconsiderare le sue decisioni.
Questa legge finanziaria, impostata sostanzialmente sulla riduzione delle risorse, penalizza l’Italia nel suo complesso, compromettendo la reale possibilità di uscire dalla crisi, e allo stesso tempo colpisce seriamente gli italiani all’estero, con tagli che si aggirano attorno al 60% dei fondi totali destinati alla promozione della lingua, della cultura, all’informazione, all’assistenza, alle sedi consolari.
Un’enormità per la nostra collettività, che vede inficiati tutti i capitoli di bilancio che riguardano i contributi per Associazioni ed Enti che operano per l’assistenza delle collettività italiane, le spese per l’assistenza e la tutela dei connazionali, quelle per attività culturali, educative, ricreative ed informative e quelle per la promozione della cultura e la lingua italiana.
Ma, in verità, cosa ben piccola per il bilancio dello Stato, che certo non avrà grande giovamento dalla riduzione di una spesa pubblica che, in definitiva, si aggira intorno ai 60 milioni di euro complessivi".
http://news.laltraitalia.eu/index.php?option=com_content&task=view&id=429&Itemid=40
Presentati dal MAIE, in Commissione Bilancio del Senato, una ventina di emendamenti al testo della legge finanziaria che nascono dalla precisa volontà di lottare fino all’ultimo per difendere il diritto della collettività italiana all’estero.
La sen. Mirella Giai, che è la prima firmataria degli emendamenti presentati, che hanno avuto l’appoggio oltre che del sen. D’Alia, presidente del Gruppo Autonomie del Senato, dei colleghi dell’UDC, SVP e altri, ha commentato così l’iniziativa: “ Il Movimento Associativo Italiani all’Estero non lascerà nulla di intentato per difendere i diritti degli italiani all’estero. Ecco perché abbiamo voluto presentare questi emendamenti sperando che il Governo voglia riconsiderare le sue decisioni.
Questa legge finanziaria, impostata sostanzialmente sulla riduzione delle risorse, penalizza l’Italia nel suo complesso, compromettendo la reale possibilità di uscire dalla crisi, e allo stesso tempo colpisce seriamente gli italiani all’estero, con tagli che si aggirano attorno al 60% dei fondi totali destinati alla promozione della lingua, della cultura, all’informazione, all’assistenza, alle sedi consolari.
Un’enormità per la nostra collettività, che vede inficiati tutti i capitoli di bilancio che riguardano i contributi per Associazioni ed Enti che operano per l’assistenza delle collettività italiane, le spese per l’assistenza e la tutela dei connazionali, quelle per attività culturali, educative, ricreative ed informative e quelle per la promozione della cultura e la lingua italiana.
Ma, in verità, cosa ben piccola per il bilancio dello Stato, che certo non avrà grande giovamento dalla riduzione di una spesa pubblica che, in definitiva, si aggira intorno ai 60 milioni di euro complessivi".
http://news.laltraitalia.eu/index.php?option=com_content&task=view&id=429&Itemid=40
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
CHE COSA DIRÒ AI MIEI NIPOTI
di Bartolo Ciccardini
Una carissima amica mi chiede di collaborare alla celebrazione della Prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo che si terrà a Roma dal 10 al 12 dicembre. La richiesta mi intriga. E subito dopo mi preoccupa.
Cosa ho da dire io, vecchio arnese della Prima Repubblica, ad un giovane italico che si affaccia alla vita in paesi lontani, avendo ricevuto in eredità un piccolo fagotto di memorie italiane?
Cerco di immaginarmi cosa può pensare di me un giovane italiano all'estero. La cosa è talmente distante dai miei pensieri che ci metto almeno mezz'ora per ricordarmi che io ho due nipoti che sono, appunto, giovani italiani all'estero.
Mi analizzo: ma perché non ci ho pensato prima? E dopo aver meditato mezza giornata riesco a darmi una risposta. Non esiste la categoria dei giovani italiani all'estero. In questo mondo globale si è perduto il concetto di spazio geografico. Un giovane che vive a Londra non è poi così diverso da un giovane che vive a Roma e, volendolo, può avere le stesse comunicazioni, le stesse notizie, le stesse mode e correre gli stessi pericoli di un giovane che vive in qualsiasi altra parte del mondo.
Ma non sono soddisfatto. Perché, proprio pensando ai miei nipoti, mi sorprendo a domandarmi se sono italiani. O sono inglesi? O che cosa sono?
Costanza e Tommaso sono nati da genitori italiani a Ginevra ed hanno fatto le elementari in una scuola francese. Hanno ricominciato in Inghilterra ed ormai, secondo il costume inglese, vivono fuori di casa, in una scuola, che è anche un collegio a tempo pieno. Costanza, la più grande, si è trasferita in una università e chissà quando la rivedremo.
Senza la scuola italiana, sono ancora italiani? Adesso mi accorgo quanto sia importante la scuola per dare la cittadinanza e quale pericolo alla coscienza dei cittadini deriva dall'aver trascurato la scuola in Italia.
Certamente i miei nipoti non hanno letto Manzoni a scuola. E questo potrebbe anche essere una fortuna per "I Promessi Sposi", che probabilmente saranno più amati essendo stati letti volontariamente a casa.
A casa si parla italiano, ci sono giornali italiani, ci sono libri italiani, ci sono amicizie italiane.
Per il momento mi sembra che questi nipoti siano dei personaggi doppi, che quando parlano con me sono italiani e quando parlano con i compagni di scuola sono inglesi.
In realtà di che cosa parliamo? Non certamente di politica. E soprattutto di politica italiana. Ti sanno dire cosa avviene in Cina, hanno amici in Spagna ed in Canada, sanno quel che avviene a New York. Ma della politica italiana riportano soltanto l'impressione che il personaggio "Berlusconi" suscita all'estero.
In realtà parliamo di sport. La Gazzetta dello Sport li incuriosisce. Per rispetto al nonno sono juventinissimi e seguono con tifo italiano la Nazionale.
Ma voglio ricordare un episodio. Nell'estate in cui vincemmo i Mondiali di calcio, mio nipote Tommaso stava al mare con una squadra di compagni di vacanze italiani. Seguivano la finale in un locale di questo paese meridionale. Quando l'Italia fu premiata, vi fu un boato generale. Quando la Francia, arrivata seconda, si presentò a ritirare le sue medaglie, Tommaso, da buon inglese, si alzò in piedi ed applaudì la Francia, nello stupore generale. Devo dire a difesa dei suoi amici italiani, che superato lo stupore, tutti si alzarono ed applaudirono la Francia.
Costanza ha votato già una volta in Italia, Tommaso voterà quest'anno. Per ora votano, credo, come la famiglia, senza registrare quel conflitto generazionale che è più forte nelle famiglie italiane in Italia, che non nelle famiglie italiane all'estero. Per la verità, tutta la famiglia non vuole votare con gli italiani all'estero, ma vuole votare con gli italiani in Italia. Fanno parte di quella nuova comunità degli italiani, studenti, imprenditori, professionisti che hanno scelto di lavorare all'estero, che, avendo mantenuto un continuo contatto con l'Italia, non si sentono di appartenere ad una comunità che si qualifichi con la parola "all'estero". Soprattutto gli europei, si considerano all'estero provvisoriamente. Questo fenomeno, pur essendo più difficile da riscontrare in America latina ed in Australia, si sta diffondendo, fra gli italiani della ultima generazione.
Un altro legame profondo è la cucina. Tommaso è stato eletto "head home" della sua scuola, ed io sospetto che sia così popolare perché è capace di cucinare la carbonara e l'amatriciana. Costanza, seguendo la tendenza nazionale, non cucina ma conosce tutti i riferimenti giusti per coltivare un certo nazionalismo culinario.
Altri legami non vedo (oltre , ovviamente, all'amore faziosissimo che ci lega!).
Cosa potrei dire a questi miei nipoti? Cosa suggerirei di dire ai giovani che parteciperanno alla Prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo?
Mi sembra che la saggezza ci consigli piuttosto di ascoltare, prima di parlare. Ho consigliato alla mia amica di farli parlare, di far loro raccontare le loro storie, le storie dei loro padri, le storie dei loro nonni, di come è stata raccontata a loro la patria lontana. Questo è il più grande contributo che la conferenza può dare al nostro Paese ed a loro stessi: far capire a noi e far capire a loro chi sono i giovani italiani nel mondo, cosa pensano, cosa fanno.
In secondo luogo abolirei la retorica. Basta con gli Ambasciatori, basta con le epopee, basta con la nostalgia e con i piagnistei.
Mi ricordo (ma penso che sia inutile ricordarlo a loro) che lo Stato italiano, al principio del secolo scorso, sanò il suo bilancio con le piccole banconote che i dieci milioni di espulsi dalla Patria, infilavano in quelle lettere per la famiglia che avevano dettato allo scrivano.
Non gli direi di quanti italiani all'estero risposero nel 1915 alla chiamata per andare a combattere nelle trincee e di quanti ne morirono. Non gli direi con quanto sentimento risposero all'appello di aiutare l'Italia che ritenevano ingiustamente colpita dalle sanzioni della Società delle Nazioni. E di quanto furono grati, anche coloro che erano antifascisti, ad un fascismo che era "rispettato all'estero".
Non direi a loro quanto fu importante il loro appoggio, perché l'Italia fosse riammessa con simpatia fra le nazioni amiche. E quanto ci aiutarono nella ricostruzione di un paese distrutto dalla guerra. Né racconterei quanto è stato importante per la nostra economia che, attraverso di loro, la nostra cucina ed i nostri prodotti più tradizionali, raggiungessero con successo i punti più lontani del globo.
Direi l'unica cosa che importa: "Questa Italia ha ancora bisogno di voi! Non ascoltate coloro che per calcolo pensano che questa Italia dovrebbe dare a voi qualcosa. Siamo sull'orlo di una grande crisi, e non abbiamo strumenti efficienti per combattere". Credo che si adatti bene a loro una frase di Kennedy: "Non chiedetevi quello che può fare il vostro Paese per voi, ma chiedetevi cosa voi potete fare per il vostro Paese".
Sono certissimo che molte cose che loro potrebbero dirci, sarebbero salutari per le scelte che l'Italia dovrà fare.
http://news.laltraitalia.eu/index.php?option=com_content&task=view&id=431&Itemid=40
di Bartolo Ciccardini
Una carissima amica mi chiede di collaborare alla celebrazione della Prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo che si terrà a Roma dal 10 al 12 dicembre. La richiesta mi intriga. E subito dopo mi preoccupa.
Cosa ho da dire io, vecchio arnese della Prima Repubblica, ad un giovane italico che si affaccia alla vita in paesi lontani, avendo ricevuto in eredità un piccolo fagotto di memorie italiane?
Cerco di immaginarmi cosa può pensare di me un giovane italiano all'estero. La cosa è talmente distante dai miei pensieri che ci metto almeno mezz'ora per ricordarmi che io ho due nipoti che sono, appunto, giovani italiani all'estero.
Mi analizzo: ma perché non ci ho pensato prima? E dopo aver meditato mezza giornata riesco a darmi una risposta. Non esiste la categoria dei giovani italiani all'estero. In questo mondo globale si è perduto il concetto di spazio geografico. Un giovane che vive a Londra non è poi così diverso da un giovane che vive a Roma e, volendolo, può avere le stesse comunicazioni, le stesse notizie, le stesse mode e correre gli stessi pericoli di un giovane che vive in qualsiasi altra parte del mondo.
Ma non sono soddisfatto. Perché, proprio pensando ai miei nipoti, mi sorprendo a domandarmi se sono italiani. O sono inglesi? O che cosa sono?
Costanza e Tommaso sono nati da genitori italiani a Ginevra ed hanno fatto le elementari in una scuola francese. Hanno ricominciato in Inghilterra ed ormai, secondo il costume inglese, vivono fuori di casa, in una scuola, che è anche un collegio a tempo pieno. Costanza, la più grande, si è trasferita in una università e chissà quando la rivedremo.
Senza la scuola italiana, sono ancora italiani? Adesso mi accorgo quanto sia importante la scuola per dare la cittadinanza e quale pericolo alla coscienza dei cittadini deriva dall'aver trascurato la scuola in Italia.
Certamente i miei nipoti non hanno letto Manzoni a scuola. E questo potrebbe anche essere una fortuna per "I Promessi Sposi", che probabilmente saranno più amati essendo stati letti volontariamente a casa.
A casa si parla italiano, ci sono giornali italiani, ci sono libri italiani, ci sono amicizie italiane.
Per il momento mi sembra che questi nipoti siano dei personaggi doppi, che quando parlano con me sono italiani e quando parlano con i compagni di scuola sono inglesi.
In realtà di che cosa parliamo? Non certamente di politica. E soprattutto di politica italiana. Ti sanno dire cosa avviene in Cina, hanno amici in Spagna ed in Canada, sanno quel che avviene a New York. Ma della politica italiana riportano soltanto l'impressione che il personaggio "Berlusconi" suscita all'estero.
In realtà parliamo di sport. La Gazzetta dello Sport li incuriosisce. Per rispetto al nonno sono juventinissimi e seguono con tifo italiano la Nazionale.
Ma voglio ricordare un episodio. Nell'estate in cui vincemmo i Mondiali di calcio, mio nipote Tommaso stava al mare con una squadra di compagni di vacanze italiani. Seguivano la finale in un locale di questo paese meridionale. Quando l'Italia fu premiata, vi fu un boato generale. Quando la Francia, arrivata seconda, si presentò a ritirare le sue medaglie, Tommaso, da buon inglese, si alzò in piedi ed applaudì la Francia, nello stupore generale. Devo dire a difesa dei suoi amici italiani, che superato lo stupore, tutti si alzarono ed applaudirono la Francia.
Costanza ha votato già una volta in Italia, Tommaso voterà quest'anno. Per ora votano, credo, come la famiglia, senza registrare quel conflitto generazionale che è più forte nelle famiglie italiane in Italia, che non nelle famiglie italiane all'estero. Per la verità, tutta la famiglia non vuole votare con gli italiani all'estero, ma vuole votare con gli italiani in Italia. Fanno parte di quella nuova comunità degli italiani, studenti, imprenditori, professionisti che hanno scelto di lavorare all'estero, che, avendo mantenuto un continuo contatto con l'Italia, non si sentono di appartenere ad una comunità che si qualifichi con la parola "all'estero". Soprattutto gli europei, si considerano all'estero provvisoriamente. Questo fenomeno, pur essendo più difficile da riscontrare in America latina ed in Australia, si sta diffondendo, fra gli italiani della ultima generazione.
Un altro legame profondo è la cucina. Tommaso è stato eletto "head home" della sua scuola, ed io sospetto che sia così popolare perché è capace di cucinare la carbonara e l'amatriciana. Costanza, seguendo la tendenza nazionale, non cucina ma conosce tutti i riferimenti giusti per coltivare un certo nazionalismo culinario.
Altri legami non vedo (oltre , ovviamente, all'amore faziosissimo che ci lega!).
Cosa potrei dire a questi miei nipoti? Cosa suggerirei di dire ai giovani che parteciperanno alla Prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo?
Mi sembra che la saggezza ci consigli piuttosto di ascoltare, prima di parlare. Ho consigliato alla mia amica di farli parlare, di far loro raccontare le loro storie, le storie dei loro padri, le storie dei loro nonni, di come è stata raccontata a loro la patria lontana. Questo è il più grande contributo che la conferenza può dare al nostro Paese ed a loro stessi: far capire a noi e far capire a loro chi sono i giovani italiani nel mondo, cosa pensano, cosa fanno.
In secondo luogo abolirei la retorica. Basta con gli Ambasciatori, basta con le epopee, basta con la nostalgia e con i piagnistei.
Mi ricordo (ma penso che sia inutile ricordarlo a loro) che lo Stato italiano, al principio del secolo scorso, sanò il suo bilancio con le piccole banconote che i dieci milioni di espulsi dalla Patria, infilavano in quelle lettere per la famiglia che avevano dettato allo scrivano.
Non gli direi di quanti italiani all'estero risposero nel 1915 alla chiamata per andare a combattere nelle trincee e di quanti ne morirono. Non gli direi con quanto sentimento risposero all'appello di aiutare l'Italia che ritenevano ingiustamente colpita dalle sanzioni della Società delle Nazioni. E di quanto furono grati, anche coloro che erano antifascisti, ad un fascismo che era "rispettato all'estero".
Non direi a loro quanto fu importante il loro appoggio, perché l'Italia fosse riammessa con simpatia fra le nazioni amiche. E quanto ci aiutarono nella ricostruzione di un paese distrutto dalla guerra. Né racconterei quanto è stato importante per la nostra economia che, attraverso di loro, la nostra cucina ed i nostri prodotti più tradizionali, raggiungessero con successo i punti più lontani del globo.
Direi l'unica cosa che importa: "Questa Italia ha ancora bisogno di voi! Non ascoltate coloro che per calcolo pensano che questa Italia dovrebbe dare a voi qualcosa. Siamo sull'orlo di una grande crisi, e non abbiamo strumenti efficienti per combattere". Credo che si adatti bene a loro una frase di Kennedy: "Non chiedetevi quello che può fare il vostro Paese per voi, ma chiedetevi cosa voi potete fare per il vostro Paese".
Sono certissimo che molte cose che loro potrebbero dirci, sarebbero salutari per le scelte che l'Italia dovrà fare.
http://news.laltraitalia.eu/index.php?option=com_content&task=view&id=431&Itemid=40
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
sarò vecchia, ma credo che il "patriottismo" (si usa ancora questa parola?) viva nel cuore.
Le origini stanno nel dna, a prescindere da dove vivi. nel mio piccolo,pur vivendo in veneto da 5 anni, non finirò mai di essere siciliana, anche se adesso ho abitudini diverse.
credo che sia così anche per gli italiani all'estero
Le origini stanno nel dna, a prescindere da dove vivi. nel mio piccolo,pur vivendo in veneto da 5 anni, non finirò mai di essere siciliana, anche se adesso ho abitudini diverse.
credo che sia così anche per gli italiani all'estero
cettina62- Numero di messaggi : 23
Età : 62
Località : PADOVA
Data d'iscrizione : 19.08.08
Re: I corsi di lingua e cultura: tagli
Io sono stata all'estero solo per le vacanze, ma devo dire che là ci si sente più italiani e si è orgogliosi di esserlo quasi più che qua....
Le origini non si possono rinnegare, ma credo che non debbano essere in ogni caso motivo di contrapposizione con le popolazioni "locali" ...
Se scegli di trasferirti lo fai perchè le condizioni al tuo paese d'origine non sono ottimali,capisco il rimpianto, ma ci sono rimasta male quando mi è capitato sentir disprezzare il paese d'accoglienza, non è giusto!
Le origini non si possono rinnegare, ma credo che non debbano essere in ogni caso motivo di contrapposizione con le popolazioni "locali" ...
Se scegli di trasferirti lo fai perchè le condizioni al tuo paese d'origine non sono ottimali,capisco il rimpianto, ma ci sono rimasta male quando mi è capitato sentir disprezzare il paese d'accoglienza, non è giusto!
cri64- Numero di messaggi : 90
Località : Como
Data d'iscrizione : 25.04.08
Pagina 1 di 2 • 1, 2
Argomenti simili
» Futuro dei Corsi di Lingua e Cultura italiana all'estero
» Germania: Caso dei Corsi di Lingua e Cultura Italiana
» Appello a tutti gli insegnanti dei corsi di lingua e cultura
» Petizione del CGIE contro i tagli
» Lingua Corsa et enseignement en Corse
» Germania: Caso dei Corsi di Lingua e Cultura Italiana
» Appello a tutti gli insegnanti dei corsi di lingua e cultura
» Petizione del CGIE contro i tagli
» Lingua Corsa et enseignement en Corse
Pagina 1 di 2
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.