Certificazione
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Certificazione
CERIMONIA DI CONSEGNA DEI DIPLOMI DI CERTIFICAZIONE LINGUISTICA
di Marco Minoletti
Monday, 10 November 2008
Sabato 15 novembre 2008, all'Università di Basilea, si svolgerà la cerimonia di consegna degli attestati di certificazione linguistica a più di 300 alunni dei corsi di lingua e cultura italiana e dei licei svizzeri. Il fatto che, per la terza volta consecutiva, la cerimonia sarà realizzata sotto il patrocinio della principale Istituzione culturale del Cantone e verrà valorizzata -non solo simbolicamente- dagli interventi di studiosi del mondo dell'emigrazione, linguisti e parlamentari eletti nella circoscrizione estera tra i più attenti e sensibili alle problematiche scolastiche, ci offre lo spunto per alcune considerazioni di carattere generale riguardanti lo stato di salute della tanto strombazzata (ma di fatto auto-boicottata) diffusione della lingua e cultura del Bel Paese
Oggi, meno che mai, il discorso sull'istruzione e la diffusione della lingua italiana non può esulare, pena l'astrazione e la sua progressiva liquidazione, dal confronto serrato con il contesto socio-culturale di riferimento sia nei suoi esiti attuali, che nella sua retrospettiva storica. Gli italiani residenti in Svizzera che, allo stato attuale rappresentano la comunità straniera più numerosa, sono pervenuti, col trascorrere del tempo, ad un grado di integrazione molto più elevato se comparato al periodo delle prime ondate migratorie. Le nuove generazioni, con cui attualmente i corsi di lingua e cultura italiana si rapportano, sono nate e cresciute in Svizzera, parlano con sufficiente competenza le lingue nazionali nonché gli idiomi locali ed hanno pienamente acquisito usi e costumi elvetici.Ciononostante - occorre ricordarlo - il parametro di piena accettazione degli italiani residenti in Svizzera si misura, in ultima istanza, sul raggiungimento dell'obiettivo di naturalizzazione agevolata degli stranieri di seconda e terza generazione. Questo obiettivo non è ancora stato raggiunto.In ultima analisi, l'intervento scolastico dei Consolati è efficace laddove una domanda di formazione non meramente strumentale consente capacità elaborative, propositive e di intervento che si collocano sul livello più alto della partecipazione diretta alla vita sociale e culturale.
È anche da rilevare che su questi obiettivi l'Ambasciata, i Consolati e gli uffici scolastici, soprattutto a partire dal 1993, non operano più da soli, ma in stretto contatto con altre componenti attive nel mondo della formazione e radicate nel sociale: gli Enti gestori.
Facciamo un passo indietro.
Gli enti gestori entrano in scena a seguito dei provvedimenti legislativi adottati dal Governo nel luglio 1993. Provvedimenti, che, volenti o nolenti, hanno determinato la privatizzazione di parte dei corsi di lingua e cultura. Considerato il pericolo che tali provvedimenti comportassero la inevitabile soppressione di molti corsi da un lato e il deterioramento e la compromissione dei rapporti instaurati nel tempo con le autorità scolastiche locali dall'altro, gli enti di formazione più radicati sul territorio (Ecap, Enaip, Fopras, ecc.) decisero di contribuire a garantire la continuità di un servizio così importante per l'emigrazione italiana in Svizzera e nel mondo.Per una strana ironia della storia a quell'epoca gli insegnanti dei corsi di lingua e cultura nominati dagli enti gestori furono da subito osteggiati dalle rappresentanze sindacali che li percepivano come un avamposto del neo-liberalismo, il privato che avanza, come si diceva allora. In quanto rappresentanti dell'odiata privatizzazione (...di Stato non se ne ha mai abbastanza!) questi insegnanti di serie b non potevano certo sognarsi di essere tutelati dai sindacati, sempre velocissimi nel ri-compattarsi e a superare ogni barriera ideologica quando gli interessi di casta e di borsa venivano minacciati.L'esperienza maturata a partire da quell'anno e cioè, di coinvolgimento dell'associazionismo nel funzionamento dei corsi di lingua e cultura, attraverso l'impegno degli enti gestori e dei loro docenti, ha fatto sì non solo che si garantisse la continuità del servizio in una fase di emergenza, ma anche di rilanciarne il ruolo e di adeguarne il funzionamento ai cambiamenti dei bisogni e all'evoluzione sociale e culturale delle collettività italiane all'estero. Non a caso è proprio sul terreno culturale e scolastico e quindi della diffusione della lingua italiana che la rete dell'associazionismo italiano ha saputo rinnovarsi e consolidarsi in questi anni, sviluppando un ricco bagaglio di esperienze e di rapporti con le Istituzioni scolastiche locali. Gli esami di certificazione linguistica Celi sono la dimostrazione lapalissiana di tale trasformazione in atto. Grazie agli esami di certificazione linguistica l'italiano non viene più solo insegnato ai figli dei connazionali, ma anche agli scolari di madrelingua tedesca e francese. I progetti legati alla certificazione Celi, coordinati dall'Università per stranieri di Perugia, rappresentano una grande opportunità anche per aggiornare gli insegnanti-esaminatori, in quanto, dopo la pubblicazione nel 2001 da parte del Consiglio d'Europa del QCER (Quadro Comune Europeo di Riferimento), gli obiettivi di apprendimento indicati dai livelli dei Celi coincidono con gli obiettivi di apprendimento indicati dai livelli del QCER, contribuendo ad orientare e finalizzare meglio l'insegnamento stesso. In una recente intervista il sottosegretario agli esteri, senatore Alfredo Mantica, ha auspicato che il nostro idioma s’insegni "a chi non sa la lingua italiana, e non ai figli degli italiani che parlano l'italiano". Proprio partendo da un'ipotesi analoga, ma meno radicale, alcuni enti gestori hanno allargato il loro raggio di intervento anche all'utenza non italofona ponendoci nella condizione di diffondere la lingua e la cultura italiana e di offrire un servizio culturale -che non ha precedenti nei rapporti italo-svizzeri anche alle Istituzioni scolastiche locali. I tagli previsti dalla finanziaria 2009 non lasciano presagire nulla di buono, ciononostante siamo convinti che la strada imboccata sia quella giusta e che in futuro si possa continuare a garantire la soddisfacente organizzazione degli esami di certificazione Celi e a valorizzare l'indubbia professionalità dei docenti, altrimenti, come ammonisce un celebre filosofo parigino "sarebbe un danno incalcolabile uccidere i proponimenti e le aspettative ormai messi in gioco".
da "IL GIORNALE.CH"
di Marco Minoletti
Monday, 10 November 2008
Sabato 15 novembre 2008, all'Università di Basilea, si svolgerà la cerimonia di consegna degli attestati di certificazione linguistica a più di 300 alunni dei corsi di lingua e cultura italiana e dei licei svizzeri. Il fatto che, per la terza volta consecutiva, la cerimonia sarà realizzata sotto il patrocinio della principale Istituzione culturale del Cantone e verrà valorizzata -non solo simbolicamente- dagli interventi di studiosi del mondo dell'emigrazione, linguisti e parlamentari eletti nella circoscrizione estera tra i più attenti e sensibili alle problematiche scolastiche, ci offre lo spunto per alcune considerazioni di carattere generale riguardanti lo stato di salute della tanto strombazzata (ma di fatto auto-boicottata) diffusione della lingua e cultura del Bel Paese
Oggi, meno che mai, il discorso sull'istruzione e la diffusione della lingua italiana non può esulare, pena l'astrazione e la sua progressiva liquidazione, dal confronto serrato con il contesto socio-culturale di riferimento sia nei suoi esiti attuali, che nella sua retrospettiva storica. Gli italiani residenti in Svizzera che, allo stato attuale rappresentano la comunità straniera più numerosa, sono pervenuti, col trascorrere del tempo, ad un grado di integrazione molto più elevato se comparato al periodo delle prime ondate migratorie. Le nuove generazioni, con cui attualmente i corsi di lingua e cultura italiana si rapportano, sono nate e cresciute in Svizzera, parlano con sufficiente competenza le lingue nazionali nonché gli idiomi locali ed hanno pienamente acquisito usi e costumi elvetici.Ciononostante - occorre ricordarlo - il parametro di piena accettazione degli italiani residenti in Svizzera si misura, in ultima istanza, sul raggiungimento dell'obiettivo di naturalizzazione agevolata degli stranieri di seconda e terza generazione. Questo obiettivo non è ancora stato raggiunto.In ultima analisi, l'intervento scolastico dei Consolati è efficace laddove una domanda di formazione non meramente strumentale consente capacità elaborative, propositive e di intervento che si collocano sul livello più alto della partecipazione diretta alla vita sociale e culturale.
È anche da rilevare che su questi obiettivi l'Ambasciata, i Consolati e gli uffici scolastici, soprattutto a partire dal 1993, non operano più da soli, ma in stretto contatto con altre componenti attive nel mondo della formazione e radicate nel sociale: gli Enti gestori.
Facciamo un passo indietro.
Gli enti gestori entrano in scena a seguito dei provvedimenti legislativi adottati dal Governo nel luglio 1993. Provvedimenti, che, volenti o nolenti, hanno determinato la privatizzazione di parte dei corsi di lingua e cultura. Considerato il pericolo che tali provvedimenti comportassero la inevitabile soppressione di molti corsi da un lato e il deterioramento e la compromissione dei rapporti instaurati nel tempo con le autorità scolastiche locali dall'altro, gli enti di formazione più radicati sul territorio (Ecap, Enaip, Fopras, ecc.) decisero di contribuire a garantire la continuità di un servizio così importante per l'emigrazione italiana in Svizzera e nel mondo.Per una strana ironia della storia a quell'epoca gli insegnanti dei corsi di lingua e cultura nominati dagli enti gestori furono da subito osteggiati dalle rappresentanze sindacali che li percepivano come un avamposto del neo-liberalismo, il privato che avanza, come si diceva allora. In quanto rappresentanti dell'odiata privatizzazione (...di Stato non se ne ha mai abbastanza!) questi insegnanti di serie b non potevano certo sognarsi di essere tutelati dai sindacati, sempre velocissimi nel ri-compattarsi e a superare ogni barriera ideologica quando gli interessi di casta e di borsa venivano minacciati.L'esperienza maturata a partire da quell'anno e cioè, di coinvolgimento dell'associazionismo nel funzionamento dei corsi di lingua e cultura, attraverso l'impegno degli enti gestori e dei loro docenti, ha fatto sì non solo che si garantisse la continuità del servizio in una fase di emergenza, ma anche di rilanciarne il ruolo e di adeguarne il funzionamento ai cambiamenti dei bisogni e all'evoluzione sociale e culturale delle collettività italiane all'estero. Non a caso è proprio sul terreno culturale e scolastico e quindi della diffusione della lingua italiana che la rete dell'associazionismo italiano ha saputo rinnovarsi e consolidarsi in questi anni, sviluppando un ricco bagaglio di esperienze e di rapporti con le Istituzioni scolastiche locali. Gli esami di certificazione linguistica Celi sono la dimostrazione lapalissiana di tale trasformazione in atto. Grazie agli esami di certificazione linguistica l'italiano non viene più solo insegnato ai figli dei connazionali, ma anche agli scolari di madrelingua tedesca e francese. I progetti legati alla certificazione Celi, coordinati dall'Università per stranieri di Perugia, rappresentano una grande opportunità anche per aggiornare gli insegnanti-esaminatori, in quanto, dopo la pubblicazione nel 2001 da parte del Consiglio d'Europa del QCER (Quadro Comune Europeo di Riferimento), gli obiettivi di apprendimento indicati dai livelli dei Celi coincidono con gli obiettivi di apprendimento indicati dai livelli del QCER, contribuendo ad orientare e finalizzare meglio l'insegnamento stesso. In una recente intervista il sottosegretario agli esteri, senatore Alfredo Mantica, ha auspicato che il nostro idioma s’insegni "a chi non sa la lingua italiana, e non ai figli degli italiani che parlano l'italiano". Proprio partendo da un'ipotesi analoga, ma meno radicale, alcuni enti gestori hanno allargato il loro raggio di intervento anche all'utenza non italofona ponendoci nella condizione di diffondere la lingua e la cultura italiana e di offrire un servizio culturale -che non ha precedenti nei rapporti italo-svizzeri anche alle Istituzioni scolastiche locali. I tagli previsti dalla finanziaria 2009 non lasciano presagire nulla di buono, ciononostante siamo convinti che la strada imboccata sia quella giusta e che in futuro si possa continuare a garantire la soddisfacente organizzazione degli esami di certificazione Celi e a valorizzare l'indubbia professionalità dei docenti, altrimenti, come ammonisce un celebre filosofo parigino "sarebbe un danno incalcolabile uccidere i proponimenti e le aspettative ormai messi in gioco".
da "IL GIORNALE.CH"
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